Presentazione
Questo lavoro si propone di investigare gli effetti dell’l’interdizione linguistica causata dall’interiorizzazione dei tabù culturali radicalizzati nella comunità di appartenenza; una condizione il più delle volte risolta attraverso l’utilizzo degli eufemismi: parole per “dire quasi” la stessa cosa. E, soprattutto, per passare inosservati quando il discorso si trovi a scivolare su argomenti spinosi…
Ad ognuno di noi è capitato di doversi bloccarsi ad un certo punto del discorso pur avendo ben in mente l’argomento e le parole attraverso le quali esprimerlo, di provare gli effetti di un impedimento provocato da un imbarazzo difficile da definire. L’interdizione linguistica è appunto la proibizione inconscia di usare termini che esistono nella nostra lingua ma che vengono evitati durante un atto comunicativo perché percepiti dal parlante come pericolosi e, peggio, come possibili distruttori della propria integrità morale.
Sopraffatto da una tensione difficile definire, chi comunica precipita in una improvvisa reazione di phòbos che disorienta e impedisce di realizzare con fluidità la performance linguistica. Benché la causa di tale reazione possa sembrare a prima vista meramente psicologica, questo complesso di condizioni affonda la propria ragion d’essere nella società e nelle sue prassi, la cultura: è ricollegabile infatti agli effetti dell’interiorizzazione di un tabù culturale.
Per mostrare questo fenomeno in azione, si è deciso di lavorare su un tabù specifico, quello della disabilità, spesso portatrice, per chi vi si debba riferire, di un “imbarazzo” comunicativo per effetto del quale ci si trova a usare un comportamento linguistico (non per forza una parola, si pensi a quanto è espresso allusivamente, per gesti, per rinvio a conoscenze comuni) piuttosto che un altro.
Il presupposto di una ricerca sociolinguistica di questo tipo è infatti l’esistenza di una grammatica mentale delle strutture e delle pertinenze d’uso della lingua costruita, durante la fase di acquisizione, per effetto dell’interazione cultura/natura/società, ossia sulla base dell’interazione tra una predisposizione genetica all’acquisizione del linguaggio e gli input provenienti dall’ambiente sociale, motivo per il quale insieme alle parole che acquisiamo impariamo a riconoscere le distinzioni categoriali del nostro mondo sociale (si pensi alla competenza di ruolo, per esempio).
Operativamente, il lavoro è strato strutturato in due grossi blocchi tematici: nel primo, più teorico, sono state descritte le coordinate psicologiche, conversazionali, sociologiche utili ad analizzare il fenomeno quando lo si riscontri. Nella seconda parte, di tipo etnografico, sono stati invece riferiti gli esiti di un’indagine diretta sul campo, individuato in alcune classi dell’ambito territoriale 14.
Nello specifico, sono stati coinvolti due istituti di istruzione secondaria di primo e secondo grado, così da poter mettere a confronto il comportamento della popolazione di quattro classi, per un totale di 74 studenti di entrambi i generi, con un target di età tra gli 11 e i 18 anni. Un target volutamente molto giovane, poiché è nel lessico giovanile, in continuo divenire per necessità di differenziazione rispetto al resto della comunità parlante, che si possono rintracciare le tendenze più “vive” della lingua.
L’inchiesta, realizzata attraverso un’osservazione partecipante, si è servita di interviste semi-strutturate in cui, per deviare l’attenzione dalla lingua, si è ricorsi ad uno stratagemma distrattivo, consistente nel pensare di assistere a una lezione sul marketing pubblicitario realizzata con materiale audio-visivo ad hoc. In tal modo si è ritenuto che potesse risultare possibile osservare le dinamiche comunicative e comportamentali dei ragazzi e delle ragazze e rintracciare fenomeni di interdizione, sostituzioni eufemistiche, applicazioni e opinioni sulla prassi di uso di un linguaggio politicamente corretto in tema di disabilità
Comunicazione e pregiudizio (sinossi della presentazione del lavoro in pdf)
Profilo
Michela Cerri si è laureata in Letteratura italiana, filologia moderna e linguistica (laurea magistrale) con la tesi Comunicazione e pregiudizio. L’ interdizione psicologica e sociale relativa alla disabilità all’interno della classe scolastica. Aspira a diventare insegnante di Lettere nella scuola secondaria.