Precisazioni e rivisitazioni sulla ” lingua” e sulla “parola”

Il capitolo sul “Valore linguistico” del Cours de linguistique générale presenta delle precisazioni e delle rivisitazioni rispetto ad alcune cose dette in precedenza.

“Possiamo rappresentarci la lingua come una serie di suddivisioni contigue proiettate, nel medesimo tempo, sia sul piano indefinito delle idee confuse (A) sia su quello non meno indeterminato dei suoni (B); è quello che si può raffigurare molto approssimativamente con lo schema seguente: (p.136).

“Il ruolo caratteristico della lingua […] è di servire da intermediario tra pensiero e suono, in condizioni tali che la loro unione sbocchi necessariamente in delimitazioni reciproche di unità” (p.136).

“Si potrebbe chiamare lingua il regno delle articolazioni […]: ogni termine linguistico è un membretto, un articulus in cui un’idea si fissa in un suono ed un suono diviene il segno dell’idea. La lingua è ancora paragonabile a un foglio di carta: il pensiero è il recto ed il suono il verso” (p.137); non si può ritagliare l’uno senza l’altro, così come nella lingua non si potrebbe isolare né il suono dal pensiero né il pensiero dal suono. La linguistica lavora dunque sul terreno limitrofo in cui gli elementi dei due ordini si combinano: questa combinazione produce una forma e non una sostanza” (p.137).

“L’arbitrarietà del segno ci fa capire meglio perché soltanto il fatto sociale può creare un sistema linguistico. La collettività è necessaria per stabilire valori la cui unica ragione d’essere è nell’uso e nel consenso generale; l’individuo da solo è incapace di fissarne alcuno (p.137).

Saussure rivede la definizione di segno sottolineando l’assoluta importanza del contesto linguistico. “L’idea di valore mostra che è una grande illusione considerare un termine soltanto come l’unione d’un certo suono con un certo concetto. Definirlo così, sarebbe isolarlo dal sistema di cui fa parte; sarebbe credere che si possa cominciare con i termini e costruire il sistema facendone la somma, mentre, al contrario, è dalla totalità solidale che occorre partire per ottenere, mercé l’analisi, gli elementi che contiene” (p.138).

Sebbene parlando dell’unità linguistica lo studioso avesse specificato che questa e la “parola” non fossero coincidenti, qui dice: “Non potendo percepire direttamente le unità concrete o unità della lingua, operiamo sulle parole. Queste, pur non rispondendo esattamente alla definizione di unità linguistica, ne danno quanto meno un’idea approssimativa che ha il vantaggio di essere concreta; noi le assumeremo dunque come esempi equivalenti dei termini reali di un sistema sincronico, ed i principi enucleati a proposito delle parole saranno valevoli per le entità in generale” (p. 138).

Anche per la parola e la lingua (prima definita sistema omogeneo di segni in cui essenziale è soltanto l’unione del senso e dell’immagine acustica) viene ribadita la funzione fondamentale del contesto e dell’opposizione.

“Una parola può essere scambiata con qualche cosa di diverso: un’idea; inoltre può venire confrontata con qualche cosa di egual misura: un’altra parola. Il suo valore non è dunque fissato fintanto che ci si limita a constatare che può esser “scambiata” con questo o quel concetto, vale a dire che ha questa o quella significazione; occorre ancora confrontarla con i valori similari, con le altre parole che le sono opponibili. Il suo contenuto non è veramente determinato che dal concorso di ciò che esiste al di fuori. Facendo parte di un sistema, una parola è rivestita non soltanto di una significazione, ma anche e soprattutto d’un valore, che è tutt’altra cosa” (p.140).

“Quando io affermo semplicemente che una parola significa qualche cosa, quando io attengo all’associazione dell’immagine acustica al concetto, faccio un’operazione che può in una certa misura essere esatta e dare un’idea della realtà; ma in nessun caso io esprimo il fatto linguistico nella sua essenza e nella sua ampiezza” (p.142).

”Se la parte concettuale del valore è costituita unicamente da rapporti e differenze con gli altri termini della lingua, si può dire altrettanto della sua parte materiale. Ciò che importa nella parola non è il suono in se stesso, ma le differenze foniche che permettono di distinguere questa parola da tutte le altre, perché tali differenze portano la significazione” (p.142).

“Nella lingua non vi sono se non differenze. Di più: una differenza suppone in generale dei termini positivi tra i quali essa si stabilisce; ma nella lingua non vi sono che differenze senza termini positivi. Si prenda il significante o il significato, la lingua non comporta né delle idee né delle differenze concettuali che preesistono al sistema linguistico, ma soltanto delle differenze concettuali e delle differenze foniche uscite da questo sistema. Ciò che vi è di idea o di materia fonica in un segno importa meno di ciò che vi è intorno ad esso negli altri segni. La prova è che il valore d’un termine può essere modificato senza che si tocchi né il suo senso né i suoi suoni, ma soltanto dal fatto che questo o quel termine vicino abbia subito una modifica. Ma dire che tutto è negativo nella lingua, è vero soltanto del significato e del significante presi separatamente: dal momento in cui si considera il segno nella sua totalità, ci si trova in presenza di una cosa positiva nel suo ordine. Un sistema linguistico è una serie di differenze di suoni combinate con una serie di differenze di idee; ma questo mettere di faccia un certo numero di segni acustici con altrettante sezioni fatte nella massa del pensiero genera un sistema di valori; ed è questo sistema che costituisce il legame effettivo tra gli elementi fonici e psichici all’interno di ciascun segno” (pp.145-146).

“Nella lingua, come in ogni sistema semiologico, ciò che distingue un segno, ecco tutto ciò che lo costituisce. La differenza fa il carattere, così come fa il valore e l’unità. […] La lingua è una forma e non una sostanza. Non ci si compenetrerà mai abbastanza di questa verità, perché tutti gli errori della nostra terminologia, tutti i modi scorretti di designare le cose della lingua provengono dalla supposizione involontaria che vi sia una sostanza nel fenomeno linguistico” (p.148).

Concetta

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...