“Lingua” (Langue) in Ferdinand de Saussure

 

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Il linguaggio rappresenta (ed ha sempre rappresentato) un sostanziale requisito per l’umanità di elaborare un pensiero, di produrre comportamenti complessi e organizzare società articolate. Parlare, però, del linguaggio in modo esaustivo è compito quanto mai difficile: è difficile cogliere la linea sottile in grado di collegare il linguaggio al pensiero, in grado di creare quella “connessione” con il mondo esterno e con l’altro.

Ecco, dunque, che “entra in campo” Ferdinand de Saussure; il suo punto di partenza nel Cours de linguistique générale, è un fatto socio-linguistico determinato: due persone che conversano.

Il vivente, si caratterizza per le relazioni tra le parti. Ogni relazione si esprime attraverso uno scambio continuo di informazioni o, in altre parole, attraverso la comunicazione. Soltanto essa rende possibili le relazioni umane e, di conseguenza, le strutture sociali. Fra “l’essere e il divenire” del linguaggio si compie lo spazio della comunicazione.

Saussure introduce, a questo punto, l’opposizione tra Langue e Parole , ossia tra una struttura, una grammatica, astratta, arbitraria e convenzionale, ed una produzione, un atto linguistico, concreto, materiale e contingente.

La langue rappresenta l’aspetto sociale del linguaggio, il sistema che è comune a tutti. Un insieme di significati e significanti condivisi che permettono gli atti di parole (e che si sono formati grazie alla continua esposizione agli atti di parole). La parole rappresenta l’aspetto individuale del linguaggio, ciò che fa riferimento alla singola esecuzione. Quello della parole, quindi, è il campo delle singole fonazioni e dei singoli sensi (che, allo stesso modo, variano sempre in qualche aspetto, anche se minimo).

Consapevole della novità dei problemi affrontati, Saussure cerca di continuo paragoni che chiariscano concetti da lui giustamente sentiti come radicalmente nuovi. Come scrive De Mauro (note al Corso di linguistica generale, p.378):

  “La lingua è una sinfonia, che è indipendente dagli errori di esecuzione; è come il gioco degli scacchi: per giocarlo non importa sapere che ha avuto origine in India, Persia, ha regole che sopravvivono alla singola mossa; è come l’alfabeto Morse, che è indipendente dal funzionamento dell’apparato elettrico di trasmissione ; è un contratto ; è un’algebra a termini sempre complessi; è un fiume che scorre sempre, senza sosta; è un vestito coperto di toppe fatte, nel corso del tempo, con la sua stessa stoffa. Solo per certi aspetti, la lingua può paragonarsi a una pianta che trae alimento dall’esterno. (…) Tutto sta nella combinazione dei pezzi, come in ciascuna fase del gioco degli scacchi. Un segno unisce un significato e un significante in un nesso ben più reale di quello di anima e corpo, ben più inscindibile di un composto chimico. Significato e significante sono come recto e verso d’uno stesso foglio di carta, i segni sono come le increspature che si creano sulla superficie del mare a contatto con l’aria. L’identità di un’entità linguistica è quella di un pezzo negli scacchi: non importa di che è fatto, ma come funziona; è quella del treno delle 20,45 o d’una strada che si rifà ma resta sempre la stessa è l’identità delle lettere della scrittura: l’importante è che non si confondano tra loro. Una parola è come una moneta: non importa se è metallo o carta, importa il valore nominale”.

 

 

“Una lingua rappresenta la memoria collettiva «naturale» di una popolazione: se questa, per impossessarsi di un nuovo strumento linguistico, perde il contatto con il suo mezzo d’espressione più antico, diviene del tutto incapace di riconoscersi nelle proprie tradizioni: come potrà, allora, affermare la propria identità?” 

 

William Butler Yeats

 

 

Beatrice

La mossa del cavallo nel gioco degli scacchi : LINGUA E LINGUAGGIO AL GALOPPO.

scacchi

Leggendo il Cours de linguistique générale si può dedurre che, qualsiasi sia la visione del mondo del linguista , qualsiasi sia il secolo in cui viva e qualsiasi sia il suo ambiente circostante ( mondo culturale e sua esperienza di vita ) , la lingua e il linguaggio hanno delle regole universali che però mutano nel corso del tempo , non rimanendo mai  identiche a se stesse,  si compenetrano in un incastro inscindibile come nei composti chimici, come una strada dissestata che si rifà, ma fondamentalmente rimane sempre la stessa. Il rapporto che sussiste tra lingua e linguaggio è una vera e propria composizione dei pezzi, come nel gioco degli scacchi. Tra tutte le metafore utilizzate da De Saussure, questa, a mio parere è la più significativa e fortemente simbolica ; infatti, cosi come avviene in questo gioco, non è importante sapere l’identità delle entità linguistiche ( segni linguistici formati da significato e significante) , bensì il suo funzionamento. Prendendo in esame i vari pezzi degli scacchi, si può constatare come ad esempio Lingua e Linguaggio siano pienamente aderenti a questo tipo di gioco:
Sia lingua e linguaggio non restano mai immobili, ma procedono lentamente un passo alla volta, come fanno i pedoni; questo non è , però , sempre valido perché dipende, come accennato in precedenza, dalla visione del mondo soggettiva del linguista , quindi se per alcuni i cambiamenti avvengono in maniera graduale ma pur sempre costante, in altri la trasformazione è repentina e veloce. In questo caso lingua e linguaggio procedono come il cavallo , la regina e la torre. Il cavallo galoppa in un sistema predefinito, in mosse già precostituite e in regole universali, ma che cambiano a seconda dell’altro giocatore e delle sue strategie adottate. In questo senso , il linguaggio possiede un lato individuale e sociale ed è strettamente correlato alla lingua in un legame inestricabile in cui nessuno dei due può essere concepito senza l’altro. Il gioco degli scacchi non è un gioco astratto ed è basato su regole, su un filo logico e mentale, in cui tutto combacia alla perfezione, e non vi è niente di non tangibile.
Lingua e linguaggio possono muoversi liberamente, sempre facendo capo a dei principi classificatori ordinati ; è il caso di altri pezzi del gioco come la regina, assolutamente libera di muoversi, in quanto non ha niente di acquisito e convenzionale, ma pur sempre collegata a mosse specifiche e necessarie ( il termine “ necessario”, come ci insegna la filosofia, è un qualcosa che non può essere diverso da cosi com’è e non può dar adito a fraintendimenti).
In conclusione si può dedurre che, sia la lingua e sia il linguaggio, qualsiasi sia la loro posizione nel mondo e qualsiasi sia la mossa che ogni giocatore ( cioè qualsivoglia linguista) possa attuare, sembra tutto frutto e prodotto della visione del mondo di quel periodo , ma in realtà sono le definizioni di questi termini a cambiare, modificare e di conseguenza influenzare, il mondo e la società in cui vivono.
Scacco al re.

 

La lingua in Saussure: una prospettiva sociale

Le riflessioni di F. de Saussure sulla lingua, nel Cours de linguistiche générale, sembrano sempre accompagnate da uno stesso sottofondo: l’idea che essa sia un fatto sociale e umano. Questo aspetto emerge già nelle considerazioni intorno alla linguistica come scienza, quando l’autore sottolinea la centralità degli osservatori e dei loro punti di vista nella creazione del suo l’oggetto di studio. Una qualsiasi parola appare, infatti, sempre diversa a seconda di come la si analizzi, ora sotto il profilo fonetico (suono), ora sotto il profilo semantico (significato) ecc. Il carattere sociale della lingua viene esplicitato nella sua definizione. Se il linguaggio è allo stesso tempo individuale e sociale, senza possibilità di concepire l’un lato senza l’altro, nella lingua entra in gioco solo il secondo aspetto: essa costituisce “un prodotto sociale della facoltà del linguaggio ed un insieme di convenzioni necessarie, adottate [da tutti] per consentire l’esercizio di questa facoltà negli individui” (p.19). In questa concezione il singolo sembra trovare spazio non in quanto tale ma soltanto in quanto parte di un gruppo. La lingua è intesa come esterna e indipendente dal soggetto, che da solo non può né crearla né cambiarla poiché essa esiste solo grazie a un mutuo contratto sancito tra più persone. Dice Saussure: “la lingua non è completa in nessun […] individuo, ma esiste perfettamente soltanto nella massa” (p.23); l’esecuzione linguistica è individuale, ma è il legame sociale che crea la lingua, “un tesoro depositato dalla pratica della parole in ciascuno degli individui di una stessa comunità” (p.23). Ed è per depurare la lingua dall’individualità che prende corpo la distinzione tra langue e parole, i due binari su cui viaggiano rispettivamente la parte collettiva e la parte individuale del linguaggio, “ciò che è essenziale [e] ciò che è accessorio e più o meno accidentale” (p.23). Qualora Saussure noti che la parte sociale rischia di sfuggire dal discorso, la ricolloca al centro. Per esempio, lo studioso avverte la necessità di correggere il ragionamento che potrebbe portare a concepire la lingua semplicemente come il linguaggio meno la parole – cioè come l’insieme delle abitudini linguistiche che permettono di comprendere e farsi comprendere – pena il rischio di considerare solo il suo elemento individuale. La lingua non può esistere fuori dalla sua socialità perché diverrebbe qualcosa di irreale: “occorre [sempre] una massa parlante perché vi sia una lingua. […]. In nessun momento [essa] esiste fuori dal fatto sociale, perché […] è un fenomeno semiologico.” È interessante notare, qui, un’ulteriore novità dell’approccio saussuriano, ovvero il legame che lo studioso stabilisce tra la natura sociale e quella semiologica dei fatti linguistici. Per l’autore questi ultimi sono da ritenere innanzitutto dei fatti semiologici; a differenza del linguaggio, la lingua è classificabile tra i fatti umani, è un’istituzione sociale con una natura ben specifica, “un sistema di segni esprimenti delle idee e, pertanto, confrontabile con la scrittura, l’alfabeto dei sordomuti, i riti simbolici ecc. Essa è semplicemente il più importante di tali sistemi” (p.25). Se ne deduce la possibilità di concepire la nascita di una scienza, la semiologia, che studi “la vita dei segni [linguistici] nel quadro della vita sociale” (p.26), di cui la linguistica costituirebbe solo una branca.

Il principio di considerare l’unità non in sé stessa ma come facente parte di un tutto sembra permeare l’intera argomentazione dello studioso ginevrino e riversarsi anche nell’analisi della lingua come “sistema”. Se all’inizio Saussure definisce il segno come l’unione di significato e significante, nel seguito della sua analisi richiama l’attenzione sul ruolo del contesto linguistico: “l’idea di valore mostra che è una grande illusione considerare un termine soltanto come l’unione d’un certo suono con un certo concetto. Definirlo così, sarebbe isolarlo dal sistema di cui fa parte; sarebbe credere che si possa cominciare con i termini e costruire il sistema facendone la somma, mentre, al contrario, è dalla totalità solidale che occorre partire per ottenere, mercé l’analisi, gli elementi che contiene” (p.138). O ancora, rispetto alla parola e alla lingua: “Il valore [di una parola] non è […] fissato fintanto che ci si limita a constatare che può esser “scambiata” con questo o quel concetto; occorre […] confrontarla con i valori similari, con le altre parole che le sono opponibili. Il suo contenuto non è veramente determinato che dal concorso di ciò che esiste al di fuori (p.140). “Un sistema linguistico è una serie di differenze di suoni combinate con una serie di differenze di idee; ma questo […] genera un sistema di valori; ed è questo sistema che costituisce il legame effettivo tra gli elementi fonici e psichici all’interno di ciascun segno” (p. 146).

In sintesi, pare possibile dire che Saussure studi la lingua da una prospettiva sociale nella quale l’individualità, non completamente eliminabile, o viene trattata come cosa altra o riveste un ruolo “di ancella” nei confronti della componente sociale.

Concetta

Definire e stabilire collegamenti univoci tra concetti astratti come Langue e Parole. (Marzia Fiorentini)

Saussure-cours-p-113Lo studio di Langue e Parole, sviscerato nel Cours De Linguistique Generale, affronta numerosi dubbi e perplessità. In un’ottica il più possibile esterna ai concetti che si prendono in esame, ci si trova ad avere a che fare con un tema sfuggente, difficilmente imbrigliabile in norme e regole. Essendo però caratteristica propria dell’uomo cercare di organizzare ogni ambito del sapere in maniera chiara e schematica, risulta essenziale tentare di normalizzare anche ciò che ci sembra inafferrabile. Da qui l’esigenza di approcciarsi alla Langue non come prodotto individuale connesso alla propria percezione intima della realtà, ma come rete comune sociale, riscontrabile nei segni linguistici, a loro volta analizzabili e classificabili in base a catalogazioni e leggi specifiche.

In questa angolatura separatista la Langue deve essere necessariamente contrapposta alla Parole, frutto di un’elaborazione psichica che trascina con sé implicazioni irregolari e spesso contraddittorie. Non è possibile, dunque, affondare le mani in un’analisi che preveda scambi di informazioni tra un sistema linguistico e la sua realtà esterna. È indispensabile studiare il sistema come convenzionale e collettivo, rimanendo lontani dal codice mentale astratto.

Nonostante si tenti di percorrere unicamente il seminario scientifico, ci si rende conto che il mondo è obbligatoriamente il campo nel quale la Langue si manifesta, e l’arbitro indiscusso della realtà è il tempo. Come conciliare il divenire del tempo con l’immutabilità che un sistema sclerotizzato richiede? A tal proposito entrano in gioco i concetti di sincronia e diacronia. La Langue diventa oggetto di studio in un determinato periodo storico, fisso nella sua apparente immutabilità e per questo scomponibile[1].

L’oggettività intrinseca del metodo scientifico si riflette, in ambito linguistico, nella collettività, unica esponente della perfezione linguistica; è solo tramite l’unione di più gruppi di parlanti che si può ricostruire una lingua compiuta ed esauriente. L’esperienza del singolo viene sacrificata a fronte di una ricostruzione comune. Infine è importante sottolineare come nella Langue confluisca anche il concetto di linguaggio. Il linguaggio abbraccia la teoria innatista di una facoltà preesistente nell’uomo di costruire un linguaggio, di separare idee e di trasmetterle[2]. La Langue, in conclusione, diviene il K matematico di un preciso momento storico, la costante fissa di un sistema con il quale scambia relazioni non determinate.

[1] Ferdinand de Saussure, Cours de linguistique générale, capitolo II, Mutabilité.

[2] Ferdinand de Saussure, Cours de linguistique générale, introduzione, pag.26.

Fra “lingua” e “parola” (Ferdinand de Saussure)

Citazioni saussuriane che compongono il puzzle della lingua:

• “[la lingua] è al tempo stesso un prodotto sociale della facoltà del linguaggio, ed insieme di convenzioni necessarie, adottate dal corpo sociale per consentire l’esercizio di questa facoltà negli individui” p. 19

• “la lingua non è completa in nessun singolo individuo, ma esiste perfettamente soltanto nella massa” p.23

• “la lingua è un sistema di segni esprimenti delle idee e, pertanto, è confrontabile con la scrittura, l’alfabeto dei sordomuti, i riti simbolici, le forme di cortesia, i segnali militari, ecc. ecc. Essa è semplicemente il più importante di tali sistemi” p.25

• “se si vuole capire la vera natura della lingua, bisogna afferrarla anzitutto in ciò che essa ha di comune con tutti gli altri sistemi del medesimo ordine” p.27

• “la lingua non può essere assimilata a un contratto puro e semplice; perché se si vuole dimostrare che la legge ammessa in una collettività è una cosa che si subisce e non una regola cui liberamente si consenta, proprio la lingua offre di ciò la prova più schiacciante” p.89

• “la lingua è un sistema di puri valori non da altro determinato che dallo stato momentaneo dei suoi termini” p.99

• “sincronia e diacronia designeranno rispettivamente uno stato di lingua e una fase di evoluzione” p.100

• “una partita a scacchi è come una realizzazione artificiale di ciò che la lingua ci presenta in scala naturale… In una partita a scacchi, una qualsiasi determinata posizione ha il singolare carattere di essere indipendente dalle precedenti; è totalmente indifferente che vi si sia arrivati per una via oppure per un’altra… Vi è soltanto un punto in cui il paragone è difettoso: il giocatore di scacchi ha l’intenzione di operare lo spostamento e di esercitare un’azione sul sistema; invece la lingua non premedita niente: i suoi pezzi si spostano, o piuttosto si modificano spontaneamente e fortuitamente” p.109

• “il ruolo caratteristico della lingua di fronte al pensiero non è creare un mezzo fisico materiale per l’espressione delle idee, ma servire da intermediario tra pensiero e suono, in condizioni tali che la loro unione sbocchi necessariamente in delimitazioni reciproche di unità” p.137

• “la lingua è, per così dire, un’algebra che riconosce soltanto termini complessi. Tra le opposizioni che comprende, ve e sono alcune più significative delle altre; ma unità e fatto di grammatica non sono che nomi differenti per designare aspetti diversi di un medesimo fatto generale: il gioco delle opposizioni linguistiche” p.147

Dalla lingua, dare forma alla parole:

“Tra tutti gli individui così collegati dal linguaggio, si stabilisce una sorta di media: tutti riprodurranno, certo non esattamente, ma approssimativamente, gli stessi segni uniti agli stessi concetti. […] L’esecuzione è sempre individuale, l’individuo non è sempre il padrone; noi la chiameremo la parole, [la quale] utilizza il codice della lingua in vista dell’espressione del proprio pensiero personale.” In sostanza, “la lingua è necessaria perché la parole sia intelligibile e produca tutti i suoi effetti; ma la parole è indispensabile perché la lingua si stabilisca; storicamente il fatto di parole precede sempre.” Inoltre, “separando la lingua dalla parole, si separa a un sol tempo: 1. ciò che è sociale da ciò che individuale; 2. ciò che è essenziale da ciò che è accessorio e più o meno accidentale.” Già, perché “la lingua esiste nella collettività sotto forma d’una somma di impronte depositate in ciascun cervello […] È dunque qualcosa che esiste in ciascun individuo pur essendo comune a tutti e collocata fuori dalla volontà dei depositari.”

Concetti utili di “parola” intesa, stavolta, nel suo senso di “unità grammaticale” e non in quello di parole saussuriana:

• “ogni definizione fatta a proposito d’una parola è vana: è un cattivo metodo partire dalle parole per definire le cose” p.24

• “la produzione fonica d’una parola, per quanto piccola, comporta un’infinità di movimenti muscolari estremamente difficili da conoscere e raffigurare” p.25

• “una parola è come una moneta: non importa se è metallo o carta, importa il valore nominale” p.378

Chi ha linguaggio “ha” il mondo

schema linguisticaIl linguaggio che veicola comunicazione e informazione è costituito da segni, associazionin di espressione e contenuti, scelti in base ad una convenzionalità sociale.

L’agire comunicativo, in particolare il linguaggio verbale è sorretto da tre pilastri: natura, cultura e società.

Tutto questo meccanismo presenta vantaggi e svantaggi.

Alice Baldini, Ilaria Buccitti, Virginia Dartizio, Lucrezia Maselli, Camilla Giuliano, Valentina Salvati

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